La porta
di Renato Cantarelli.
Ho passato gran parte della mia vita lottando.
– Le cose vanno conquistate e bisogna impegnarsi, ripetevo.
Spesso sono stato il tiranno di me stesso perché mi sembrava, ad ogni conquista raggiunta, che qualcuno mi spostasse un po’ più in là il premio, lo scopo di tutta quella corsa.
Perché c’è una bella differenza tra il creare qualcosa che si sente e il lottare per un obiettivo. Hanno due sapori diversi. Un modo di stare e di vedere completamente diverso. In uno, nel primo, c’è gusto, appagamento, si sta comodi e nell’altro, il secondo, c’è fatica, rigidità e una gioia momentanea, euforica che svanirà comunque andranno le cose.
Ho così iniziato a cercare, prima fuori e poi dentro di me, e ho trovato una porta. Questa porta è l’ascolto, un ascolto silenzioso di un essere intelligente che collega la parte più profonda di sé alla mente. Un ascolto che predispone ad un flusso di intuizioni che arriveranno, in questo modo, organizzate e comprensibili. Così si saprà, senza più alcun dubbio, quale passo successivo compiere. Non sarà nemmeno una scelta tanto risulterà l’unica cosa possibile.
Occorre rilassarsi proprio in questo momento e diventare totale con tutto quel che c’è, fino a sparire. Sembra difficile ma non lo è, anzi è la cosa più naturale che ci sia. Il difficile è spogliarsi di tutto e scegliere di non voler più badare alla propria storia personale, di rinunciare al voler dimostrare, al voler sembrare, al voler vincere qualcosa. A quel punto, essere presenti, essere La Presenza totale in cui tutto è uno, avverrà da sé.
Ho sempre arrancato nella direzione sbagliata: anziché andare avanti e correre verso l’illusione successiva, la nuova terra promessa, avrei dovuto girarmi e procedere nella direzione opposta. La porta per la dolce delizia è sempre stata dietro di me anzi, dentro di me.
Renato N. Cantarelli